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L’idrogeno prodotto da fonti rinnovabili, oltre che rispondere alla domanda industriale di gas naturale e carbone, come valida fonte di energia alternativa, è anche una materia prima con numerose applicazioni industriali dei processi ad alta intensità energetica.
Nell’industria chimica, negli altiforni, nelle ceramiche e nelle raffinerie, molti processi richiedono un’alta temperatura per le reazioni necessarie. Attualmente, tali temperature sono raggiunte dalla combustione del metano naturale. L’idrogeno è utilizzabile in tutte le applicazioni che richiedono una temperatura superiore ai 250°C.

Per esempio nelle acciaierie la riduzione del minerale del ferro in acciaio è un processo altamente carbon-intensive. Per avere un’idea, gli ultimi dati disponibili stimano 2.148 kg di CO2 emessi per ogni tonnellata di acciaio prodotta in Cina. In Europa diventano 1708 in Germania e 1736 negli Stati Uniti per i processi più evoluti. Differenze tanto marcate si devono in particolare al grado di diffusione dei forni ad arco elettrico (EAF) – metodo per fondere i rottami o il materiale preridotto, relativamente meno inquinante e più efficiente. Utilizzare l’H2 per produrre acciaio abbasserebbe di molto l’incidenza del carbonio. Ci sono già alcuni esempi nel mondo. Nel sud-est della Bassa Sassonia tedesca, la città di Salzgitter ospita un impianto realizzato da Siemens. L’acciaieria di Salzgitter Flachstahl GmbH utilizza un elettrolizzatore da 2.2 MW per produrre idrogeno con Pem (Proton exchanged membrane) alimentate da sette turbine eoliche da 30 MW.

Una opportunità è anche in agricoltura con la produzione di idrogeno rinnovabile da biomasse dagli scarti di produzione agricola
Impianti pilota ci sono in Germania (a Senden, l’impianto è in grado di produrre idrogeno rinnovabile dal cippato di legna a costi inferiori a 3 euro al Kg – nda) e in Italia presso ENEA, dove si realizza il processo di gassificazione con vapore del cippato di legno per Idrogeno.